Powered By Blogger
Loading...

martedì 28 dicembre 2010

Addio, mr. Europa (Presseurop-Corriere)

Tommaso Padoa-Schioppa  (Press Europ)
Addio, mr. Europa

20 dicembre 2010

Il 18 dicembre, dopo aver guidato i suoi invitati in una visita privata alla cappella Sistina ed essersi seduto a tavola con loro, Tommaso Padoa-Schioppa ha tenuto un breve discorso di ringraziamento. Poi è crollato sulla sedia. È deceduto qualche minuto più tardi, prima ancora di essere trasportato in ospedale.



Così se ne va, a settanta anni, uno dei più brillanti partigiani dell'integrazione europea in Italia. Un grande social-liberale, già alto dirigente della Banca d'Italia, membro del direttorio della Banca centrale europea, presidente dell'autorità per la sorveglianza dei mercati italiani e ministro delle finanze di Romano Prodi. Per tutta la sua vita Padoa-Schioppa ha "incarnato la voce e l'anima della migliore tradizione dell'europeismo italiano", gli rende omaggio il Corriere della Sera.

Il quotidiano milanese ricorda alcune delle frasi celebri di "Tps", come quella sui "bamboccioni" che dovrebbero darsi una mossa e non aspettare che gli altri facciano tutto per loro, o quella sulle imposte, che a suo dire sono una "cosa meravigliosa" perché permettono al contribuente di partecipare alla vita sociale. Il Corriere ha messo in rete gli editoriali e gli interventi di Padoa-Schioppa. Di questi tempi, una lettura decisamente confortante. Articolo Corriere

domenica 19 dicembre 2010

Eco: Roma brucia, Berlusconi no (Presseurop)

14 dicembre 2010

Il 14 dicembre Silvio Berlusconi ha ottenuto la fiducia alla camera per soli tre voti mentre Roma era sconvolta dagli scontri tra studenti e forze dell'ordine. Uno scenario che ben si adatta all'immagine descritta da Umberto Eco nella sua recente intervista alla Frankfurter Rundschau: il presidente del consiglio ricorda “uno degli ultimi imperatori romani, disposto a incendiare Roma e abbandonarla alle fiamme”. Di fatto “pensa come un monarca”, non come una persona che vive in una democrazia.
In Europa, da anni ormai, ci si chiede perché Berlusconi continui a cavarsela e perché così tanti italiani lo seguano. Il premier “non nasconde, per esempio, di fare due cose che molti gli invidiano: portarsi a letto molte donne e non pagare le tasse”. È stato accusato di corruzione, di scandali sessuali con minorenni e di presunti rapporti con la mafia. Al suo posto, qualsiasi altro capo di stato in Europa si sarebbe dimesso. Lui invece sembra uscirne addirittura più forte.
Secondo Eco, Berlusconi mostra come potrebbe essere governato un paese per i prossimi vent'anni, attraverso una nuova forma di populismo che si potrebbe definire “avanguardia”. “Usare i mass media e l'influenza sulle masse” – ormai in Italia dibattiti e processi vengono presentati prima in televisione e solo dopo in parlamento e nei tribunali – “e mettere da parte gli strumenti della democrazia rappresentativa, forse diventerà normale in altri paesi”. Per questo lo scrittore sostiene che i paesi europei si interessano tanto a Berlusconi, “perché temono che un politico simile potrebbe un giorno minacciare anche loro”. La questione della fiducia non cambia molto le cose. Berlusconi potrebbe morire domani ma il sistema che ha creato ha una forza attrattiva tale che “il prossimo Berlusconi si potrebbe chiamare Murdoch o chi per lui”.
Eco propone il paragone con Napoleone III che, dopo essere stato presidente della seconda repubblica francese, ha esteso il diritto di voto agli abitanti delle campagne, poco informati e attenti alle indicazioni dei sacerdoti, fedeli a Napoleone.“Così col sostegno delle masse incolte, si è fatto nominare imperatore”. Ha indetto un referendum, cioè è ricorso ai mezzi democratici, per ottenere “pieno potere dittatoriale”. Così, in un certo senso, ha fatto anche Hitler e Berlusconi “sta diventando un altro esempio di come in questo modo si arrivi al potere e si governi”.
Decisivo in questi ultimi anni è stato poi il cambiamento nella comunicazione di contenuti politici e quindi anche di precisi valori. Basta pensare che negli Stati Uniti il presidente Nixon ha dovuto dimettersi per aver mentito. Clinton invece, che ha dichiarato il falso su una sua relazione extraconiugale, è rimasto al potere. Tra Nixon e Clinton c'è meno di una generazione. “Fare sesso con una stagista sarebbe stato inaccettabile ai tempi di Nixon, i media lo avrebbero attaccato duramente. Oggi è esattamente il contrario”. In Italia, le ragazze che sono diventate famose proprio perché sono andate a letto con Berlusconi rilasciano interviste di continuo o vengono fotografate quando vanno in discoteca, tutto per apparire. “Il prossimo Berlusconi potrebbe agire anche peggio e le persone lo accetterebbero comunque.
La conclusione di Eco è amara. “Non sono felice della situazione in Italia e non si tratta più tanto di me stesso, per questo sono troppo vecchio. Ma dei miei figli e dei miei nipoti, per i quali desidererei qualcos'altro. Vede, sono nato sotto il fascismo. Desidererei tanto non dover morire sotto Berlusconi”. Anna Franchin


Fonte: http://www.presseurop.eu/it/content/blog/429291-eco-roma-brucia-berlusconi-no

Eurobond salvadebiti contro la speculazione

Eurobond salvadebiti contro la speculazione (MiaEconomia)

Immagine a corredo dell'articolo - Eurobond salvadebiti contro la speculazione - miaeconomia.leonardo.it (18/12/2010)

Eurobond si, eurobond no, eurobond forse! Nell’ultimo consiglio europeo di Bruxelles e’ tornata alla ribalta la proposta di creare degli eurobond, ovvero delle obbligazioni emesse a livello comunitario garantite dalle istituzioni finanziarie dell'Unione con la partecipazione di tutti in paesi membri. La proposta degli eurobond gira da qualche tempo, ovvero da dopo la crisi della Grecia, ed era stata rilanciata nelle corse settimane dal ministro dell'Economia italiano Giulio Tremonti e dal presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Trichet.
Oggi ogni paese per finanziare il proprio debito pubblico emette dei titoli garantiti dallo stato stesso. Piu’ il debito pubblico e’ alto, piu’ la situazione delle finanze del paese e’ precaria e piu’ viene richiesto un rendimento alto a fronte di un rischio crescente. Nell’Eurozona i titoli pubblici piu’ sicuri sono i bund tedeschi, perche’ garantiti da uno stato con una economia solida e con conti in ordine. Le obbligazioni governative piu’ a rischio sono quelle di Grecia e Irlanda, perche’ a maggiore rischio di mancato rimborso a seguito di ristrutturazione del debito. L’emissione di eurobond permetterebbe di annacquare i rischi di questi e di altri stati, come Portogallo o Spagna, con i piu’ scuri titoli tedeschi e francesi.
E’ logico quindi che la Germania sia fermamente contraria all’emissione di obbligazioni garantite dalle istituzioni finanziarie, viste invece con favore dall’Italia, dalla Spagna e ovviamente anche da Jean-Claude Trichet presidente della Bce e dal presidente permanente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Infatti, l’emissione di eurobond permetterebbe di abbassare il rischio di default di titoli di singoli paesi e quindi, secondo la loro visione, darebbero maggiore stabilita’ ai mercati e spunterebbero le armi della speculazione Fonte: Miaeconomia - Leggi

In alto i tassi reali, disastro reale in arrivo

In alto i tassi reali, disastro reale in arrivo di Mario Seminerio (Chicago Blog)

Altra disastrosa asta di titoli di stato in Eurolandia, questa volta in Spagna. All’indomani della messa in outlook negativo da parte di Moody’s, Madrid ha piazzato due emissioni, a 10 e 15 anni, per le quali aveva preventivamente ridotto l’importo di emissione, nel tentativo (fallito) di contenere l’impatto di mercato sui rendimenti.

Il rendimento medio sul decennale è uscito al 5,446%, contro il 4,615% della precedente asta di questo bond, lo scorso 18 novembre. Il titolo quindicennale è stato collocato ad un rendimento del 5,953%, contro il 4,541% dell’asta del 21 ottobre. Campanello d’allarme nel bid-to-cover, il rapporto tra le quantità domandate e quelle offerte. Per il decennale, tale quoziente scende infatti da 1,84 a 1,67. Meglio le cose per il quindicennale, la cui copertura aumenta da 1,44 a 2,52.

Premesso che i rendimenti obbligazionari stanno salendo un po’ ovunque, anche in modo vistoso (ne parliamo tra poco), proviamo a chiederci in che modo la Spagna, che ha una crescita del Pil prossima allo zero, riuscirà a reggere il servizio del debito di titoli per i quali il mercato chiede quasi il 6 per cento. E soprattutto, ricordate che l’inflazione non sta salendo, quindi ci troviamo in un contesto di tassi reali positivi e crescenti, una vera iattura per ogni debitore. Proseguendo su questa traiettoria, aggiungendo le pesanti aste di titoli pubblici che Spagna e Portogallo dovranno effettuare a inizio 2011, la probabilità che la Spagna finisca nei guai è piuttosto elevata. E dopo la Spagna, eccetera eccetera.

A proposito di rendimenti obbligazionari in rialzo, a conferma del fatto che la scienza economica è sempre più un’opinione, è in corso un ampio e corposo dibattito circa le cause di tale fenomeno. Da una parte vi sono quelli che ritengono che si tratti della discesa in campo dei mitici bond vigilantes, cioè del mercato, che reagisce al lassismo fiscale americano ed alla eurocrisi di debito. Altri, come Martin Wolf, si rallegrano invece del fatto che i tassi reali sono in aumento, perché ciò vuol dire che la ripresa è tra noi, oltre che per altri motivi “minori”, come la vigorosa domanda di capitale dei paesi emergenti che incontra un risparmio disponibile in calo planetario, a causa dell’invecchiamento dei paesi sviluppati. Wolf peraltro cade vittima di un gioco di specchi, scambiando l’inflazione effettiva (che è ferma o addirittura declinante un po’ ovunque in Occidente) con le attese inflazionistiche implicite nei titoli di stato indicizzati all’inflazione.

Può essere tutto, ma senza scomodare troppe teorie e wishful thinking, non potrebbe più banalmente essere che siamo a fine anno, molti investitori istituzionali (soprattutto hedge fund) decidono la nuova asset allocation (uscendo dall’obbligazionario) ed il mercato è scarsamente liquido per motivi di stagionalità? Non è che deve sempre e comunque esserci una spiegazione coerente con la teoria economica, sapete? Ah, e nel frattempo, il mutuo trentennale standard americano ha superato il 5 per cento. Con tanti saluti alla rivitalizzazione del mercato. Però i tassi reali sono in aumento, ergo, c’è la ripresa. Non sequitur, quanti crimini si compiono nel tuo nome.

"

venerdì 3 dicembre 2010

Il giorno in cui l’euro morì | Presseurop – Italiano

Il giorno in cui l’euro morì

03 dicembre 2010 The Independent Londra
Da Maggie con amore. Riposa in pace, odiata valuta.

Da Maggie con amore. Riposa in pace, odiata valuta.


Che succederebbe se la moneta comune fosse abbandonata dalla Germania? Secondo questo esercizio di fantapolitica, il collasso dell'eurozona sarebbe immediato e molti paesi ne uscirebbero a pezzi, mentre altri si ritroverebbero più forti di prima.

Il giorno in cui l’euro morì | Presseurop – Italiano

giovedì 2 dicembre 2010

Il prezzo della coesione (FT -Londra)

FONDI STRUTTURALI

Il prezzo della coesione

30 novembre 2010 FINANCIAL TIMES LONDRA
Ajubel/Presseurop
Soltanto il 10 per cento dei 347 miliardi di euro di fondi europei per lo sviluppo è effettivamente assegnato. Il sistema è opaco ed elefantiaco ed è gravato da storture e frodi. Ma il suo ruolo per l'economia europea è ancora insostituibile.
Da tempo la parola d’ordine dell’Unione europea è solidarietà. La politica di coesione europea, che ogni anno distribuisce miliardi di euro in finanziamenti pubblici all’interno di un blocco abitato da 500 milioni di persone, costituisce il risultato più tangibile di tale ambizione. Questo colossale programma contribuisce a finanziare oltre 600mila progetti, dai ponti sul Danubio al tirocinio degli addetti agli hamburger nei McDonald's svedesi. 
Nel tentativo di incentivare lo sviluppo economico e colmare i dislivelli creatisi durante la guerra fredda, i leader europei puntano ad avvicinare le popolazioni e a migliorare gli standard di vita, non soltanto nelle zone periferiche e povere, ma anche nel cuore più sviluppato del continente, incentivando la domanda complessiva di prodotti e servizi.
Dalle migliaia di chilometri di strade che percorrono in automobile, ai musei che visitano, ai corsi di ginnastica che frequentano, milioni di europei stanno godendo i frutti della prodigalità dell’Ue. "È parte integrante dell’idea di Europa e del progetto europeo", dice Johannes Hahn, il commissario Ue alle politiche regionali, che sovrintende al programma dei fondi strutturali.
Ma non mancano quelli che criticano il programma, accusandolo di essere un mero esercizio di ridistribuzione gravato da sprechi e truffe. In un periodo di crescenti tensioni economiche, che hanno profondamente sconvolto i mercati della zona euro, e in cui talvolta le capitali si sono schierate le une contro le altre mettendo in discussione il futuro stesso del progetto europeo, questi critici hanno altresì messo in discussione se questi soldi non potrebbero essere spesi meglio.
Mentre gli stati membri dell’Ue si accingono a dare il via ai negoziati per un nuovo round di finanziamenti e la Commissione europea si prepara ad analizzare nuovamente il panorama e le premesse di fondo di questa politica, un progetto congiunto del Financial Times e del Bureau of Investigative Journalism ha cercato di rispondere a due semplici domande: dove vanno a finire i soldi? Questa politica sta raggiungendo i risultati che si era prefissa?

Le conclusioni

● Il programma per i fondi strutturali dell’Ue si è trasformato in un apparato burocratico poco trasparente, che rende estremamente difficile per i contribuenti monitorare come sono spesi i loro soldi.  
● Un sistema di controllo decentralizzato e debole non è capace di perseguire truffe e abusi, e le cause si protraggono inutilmente per anni, rimbalzando avanti e indietro tra i paesi membri e Bruxelles. Una delle conseguenze è che la criminalità organizzata continua imperterrita ad attingere milioni di euro, malgrado gli avvertimenti contro tali pratiche si ripetano da decenni.
● Un programma che aveva il merito di aver risollevato Irlanda e Spagna, traghettandole verso la modernità, adesso spende miliardi di euro all'anno per progetti che non rispettano più la sua missione originaria: trasformare le aree più povere dell’Unione per mezzo di investimenti nelle infrastrutture, l’istruzione e lo sviluppo in comunità sostenibili e prospere.  
● Tra le società che beneficiano del programma di aiuto alle piccole e medie imprese ci sono multinazionali come Ibm, Fiat, H&M e British American Tobacco, alla quale sono stati allocati complessivamente 1,6 milioni di euro per finanziare la costruzione di una fabbrica di sigarette, mentre l’Ue spende milioni di euro per dissuadere gli europei dal vizio del fumo.  
Nel complesso, un'immagine molto diversa dal progetto originario istituito oltre 50 anni fa. La Commissione, il braccio esecutivo dell’Ue, vanta che l’ultima fase di finanziamenti, conclusasi nel 2006, ha contribuito a creare circa 1,4 milioni di posti di lavoro, e ha cofinanziato oltre il 77 per cento delle spese per la costruzione di autostrade nei paesi più poveri dell’Ue. In alcuni paesi membri il programma ha rappresentato il 4-5 per cento del prodotto interno lordo.
“Ci sono tante altre politiche che si occupano delle medesime questioni che a un macro-livello è semplicemente impossibile valutarla” afferma Fabrizio Barca, direttore generale del ministero italiano dell’economia e delle finanze, incaricato dall’ex commissario Ue Danuta Hübner di redigere un rapporto indipendente sull’efficacia della politica di coesione.
Lo scarso coinvolgimento, i troppi errori e le truffe hanno infiammato il dibattito e reso ancora più tese le relazioni in alcuni ambienti dell’Ue. Una serie di scandali che è giunta a causare la sospensione del pagamento dei fondi a Bulgaria e Romania e l'appropriazione di finanziamenti pubblici da parte della mafia italiana hanno profondamente intaccato la fiducia dell’opinione pubblica nel sistema. Questi scandali hanno sollevato diversi interrogativi politici, soprattutto sull’opportunità di ammettere paesi con un bassissimo livello di responsabilità nell'Unione.

Truffe impunite

Pochi casi di truffa sono stati perseguiti con successo. Olaf, l’ente antifrodi dell’Ue, ha carenze di organico ed è pertanto costretto a scegliere con attenzione i casi di cui occuparsi. "Il segnale che stiamo inviando alla criminalità organizzata è che si possono commettere truffe senza essere perseguiti", dice Ingeborg Graessle, membro tedesco del Parlamento europeo e della commissione di controllo del bilancio Ue. "Perché allora non diciamo semplicemente agli stati membri 'Così non va' e smettiamo di finanziarli?"
Anche alcuni degli stati più ricchi dell’Ue, però, hanno i loro problemi. La Commissione ha ripetutamente sospeso i finanziamenti alla Germania e ha enfatizzato le riserve sui sistemi di controllo nel Regno Unito e in altri degli stati membri di vecchia data. Nel dicembre 2009, per esempio, l’Ue ha interrotto i pagamenti di fondi strutturali per circa 16 milioni di euro destinati allo stato tedesco del Brandeburgo a causa di molteplici errori riscontrati nel Landesagentur fur Struktur und Arbeit Brandenburg, l’ente che amministra buona parte della spesa dei fondi strutturali nella regione.
Ma a Bruxelles molti credono che questo interesse per le truffe serva a mascherare il problema reale, quello del controllo di qualità. "Non sono veramente interessati ad appurare se un ponte sia stato costruito o no. Importano solo scadenze e tempistiche", dice Marek Kalupa, che coordina i fondi strutturali in Polonia. Coloro che rispettano le regole si lamentano che per timore di truffe sono stati lasciati in balia di sistemi di controllo privi di coordinamento, che si accaniscono su certificazioni multiple dei vari progetti.
Malgrado tutti i problemi, a Bruxelles i responsabili del programma ribadiscono che esso ha un ruolo insostituibile nell’Ue odierna e che la loro attenzione resta puntata sul futuro. "Oggi più che mai guardiamo ai risultati", afferma Hahn, secondo il quale nel mercato unico dell’Unione i miliardi spesi per puntellare le economie più deboli hanno un significato importante.
"Due terzi delle esportazioni europee sono esportazioni interne" fa notare. "Se sviluppassimo le regioni più povere, si creerebbero opportunità commerciali anche per altre regioni e di riflesso opportunità di lavoro nelle aree più ricche". Il che, anche a 50 anni dalla loro istituzione, fa dei fondi strutturali una scommessa sul lungo periodo “che in definitiva ha successo”, conclude Hahn. (traduzione di Anna Bissanti)

Cerca nel blog